Appunti di viaggio
A cura di: Michele Mauri
Foto di: Mario Donadoni
Crespi d’Adda, dove bellezza e ingegno si incontrano
Crespi d’Adda è stato nel 1995 uno dei primi siti italiani a diventare patrimonio Unesco. Aggirarsi per le strade del villaggio industriale significa toccare con mano il sogno utopico di una città ideale, progettata e costruita secondo la visione di un imprenditore illuminato, nata al servizio di una fabbrica tessile e giunta pressoché intatta fino a noi. L’impostazione lungimirante dell’imprenditore dell’epoca, Silvio Crespi, figlio di Cristoforo Benigno, è la stessa che abbiamo visto animare altri imprenditori come Adriano Olivetti o Steve Jobs: l’ossessione per il bello che non si limita al prodotto ma si declina anche nei luoghi del lavoro.
Quello che ci rimane è un borgo bello, perché pensato e costruito in modo unitario. Quasi una sfida beffarda a tanti quartieri desolanti sorti nei decenni seguenti, anche in tempi a noi vicini, privi di identità e di armonia. Il culto modernista della città industriale a Crespi d’Adda è declinato nella dimensione della provincia lombarda, con le strade principali che uniscono la fabbrica alla zona residenziale, caratterizza dai villini dei dirigenti e le casette operaie, la piazza del mercato alla chiesa, e infine in fondo a un bel viale alberato, solitario, il cimitero. Costruzioni in mattone a vista, ceppo, pietra, intonaco decorato; colori ocra, rosso e bianchi. Un repertorio degli stili propri dell’eclettismo di fine Ottocento: neogotico lombardo, neoromanico, ma anche Art Noveau e Art Déco.
Questo connubio tra ingegno e bellezza, tra arte e ingegneria, è un po’ una costante sulle sponde dell’Adda. Leonardo da Vinci si occupò di questo fiume con l’intento di risolvere la questione della navigazione dal lago di Como alla città di Milano, studiando e schizzando sul suo quaderno di appunti dettagli della natura, delle rocce, delle rapide. Ricordandosi di questo paesaggio anche nelle sue opere pittoriche più famose. Grande artista e grande ingegnere, Leonardo indicò la via per raggiungere l’eccellenza, che non contraddistingue solo l’Adda e le sue genti, ma che a buon diritto può essere considerato la cifra di quel che Milano e la Lombardia continuano ancora oggi a rappresentare per il mondo intero: punto di convergenza tra arte e tecnologia, cultura e produzione.