Appunti di viaggio
A cura di: Michele Mauri
Foto di: Pietro Redaelli
Lungo le “sale” dell’ecomuseo Adda di Leonardo – parte II
Durante il suo secondo soggiorno milanese, Leonardo da Vinci studiò il tracciato di un canale per completare la navigazione tra Milano e il lago di Como, allora già possibile da Trezzo sull’Adda a Milano grazie al Naviglio della Martesana, ma impraticabile nel tratto vorticoso dell’Adda in corrispondenza della gola di Paderno. Il genio concepì uno sbarramento da realizzare in prossimità dei Tre Corni, una tratta cieca di canale scavato nella sponda bergamasca, una sola grande conca e uno sbocco in Adda, sempre in galleria, per portare le barche al di là delle rapide, laddove la navigazione poteva riprendere senza ostacoli. Schizzi e appunti del progetto appaiono nel foglio 141 del Codice Atlantico (Biblioteca Ambrosiana, Milano).
In realtà i lavori presero il via circa settant’anni dopo la scomparsa del maestro e seguirono un progetto differente, opera dell’architetto milanese Giuseppe Meda. A lui si deve l’idea di una grandiosa struttura di opere murarie, portoni e portine in legno, ponti e meccanismi vari, in grado di superare il dislivello delle rapide. I lavori però furono funestati da avversità di ogni genere, i cantieri smantellati e i materiali venduti. Furono ripresi due secoli dopo sotto la prima dominazione austriaca.
L’incile del Naviglio di Paderno è posto poco a valle del celebre ponte di San Michele, stretto tra un paesaggio che sembra appartenere a un angolo di mondo perduto. Una diga realizzata con lunghe aste di legno, dette panconcelli, sbarra il fiume dando origine al canale. Di fianco sorgono la casa del guardiano e la chiesetta dell’Addolorata. Poco più a valle iniziano le tumultuose rapide dell’Adda.